Film consigliati: le “perle” della fotografia cinematografica

Articolo a cura di Alessandro Marangon


La cinematografia di alto livello è sempre un connubio ben riuscito di sceneggiatura, regia, interpretazioni, colonna sonora, costumi e, appunto, fotografia. Non a caso gli stessi Oscar (ma non solo), prevedono premi per le diverse categorie che ti ho appena citato.

In realtà esistono dei veri e propri maestri della fotografia cinematografica. Vittorio Storaro è il rappresentante italiano più famoso e premiato. Ma anche personaggi con Arthur MillerRuttembergShamroy hanno fatto la storia della fotografia cinematografica.

Ma cosa c’è da imparare, guardando un film la cui fotografia è particolarmente curata? Molto più di quanto credi. Te lo spiego più avanti.

Proprio Vittorio Storaro, in un’intervista, afferma: 

Chi decide la composizione dell’immagine? Certo lo spazio è deciso dal regista, certo lo spazio è riempito da quel numero di coautori, come lo scenografo, il costumista, il montatore, l’attore, eccetera, ma chi dà il modo di vedere, credo sia essenzialmente colui che in questo momento chiamiamo direttore della fotografia.

In pratica, il direttore della fotografia decide come tu vedrai una scena pensata da altri. Decide come illuminare la scena e come inquadrare. Decide che obiettivi usare e quale sarà l’apertura di diaframma da utilizzare. Tutti fattori fondamentali per la buona riuscita di una fotografia.

Ecco che, quindi, guardare con “occhi analitici” la fotografia nei film può aiutarti tantissimo a trovare ispirazioni nuove. Inquadrature innovative o illuminazioni suggestive possono arricchire il tuo background molto più che studiare dei manuali sull’argomento.

Un film, infatti, è decisamente più semplice da ricordare rispetto ad un manuale o ad un tutorial. E diciamolo: è anche molto più piacevole.

Ma quali film guardare? Ovviamente alcuni hanno un livello fotografico più alto di altri. Un ottimo punto di partenza è la lista dei premi Oscar alla fotografia.

Se non hai tempo o voglia di guardarli tutti (anche perchè sono tantissimi), qui ti propongo una lista di dieci titoli che, non dovrebbero mancare dalla tua cineteca.

Ho scelto di privilegiare i film più recenti perché hanno una “visione fotografica” più vicina ai giorni nostri.

Unica eccezione per “Barry Lindon” di Stanley Kubrick, uscito nelle sale oltre 40 anni fa. Il motivo? Kubrick era anche un grande fotografo e tutti i suoi film, indistintamente, sono dei veri e propri manuali sulla fotografia.

Ma ecco la mia lista dei 10 film che possono migliorarti come fotografo.

Barry Lyndon

Come ti ho spiegato sopra, dovresti guardare tutti i film di Stanley Kubrick, perché impareresti da ognuno di essi.

Stanley Kubrick, infatti, era un vero e proprio maniaco della fotografia. Era sempre lui in prima persona a decidere le migliori inquadrature, coadiuvato dai vari direttori della fotografia.

Barry Lyndon è un film di guerra, del 1975, ma probabilmente è anche il punto esteticamente più alto della fotografia di Kubrick.

Favolose le inquadrature dei soldati sui campi di battaglia, ma soprattutto strepitosa la luce naturale utilizzata. In Barry Lyndon, infatti, molte scene a luce di candela vennero girate senza l’ausilio di luce artificiale.

A tale scopo, venne utilizzato uno straordinario obiettivo Carl Zeiss con apertura minima di diaframma pari a 0.7. (esattamente uno Zeiss Planar 50mm f/0.7). Un obiettivo allora utilizzato esclusivamente dalla NASA e che, ancora oggi, detiene il primato di obiettivo più luminoso della storia.

Hugo Cabret

Il film di Martin Scorsese, del 2011, è tratto da un romanzo di Brian Selznick del 2007. In realtà è un film in 3D, quindi per apprezzare appieno la sua straordinaria fotografia bisognerebbe vederlo in quella versione.

Narra la storia di un orfano dodicenne che vive nascosto in una stazione ferroviaria a Parigi degli anni trenta e del suo rapporto con un vecchio automa.

È un film dalla fotografia curatissima e “fiabesca” che rende la sua visione davvero unica. Se sei appassionato di color grading, questo è un film che non dovresti perderti.

The Grand Budapest Hotel

Uscito nelle sale italiane nel 2014, Grand Budapest Hotel è un film diretto da Wes Anderson. La trama si sviluppa intorno alle vicissitudini di un hotel situato in un non ben precisato stato europeo comunista.

Il film è veramente bizzarro, ma è anche un eccezionale trattato di composizione fotografica. Le inquadrature sono spesso perfettamente simmetriche, ma anche l’uso dei colori è studiato alla perfezione, privilegiando l’uso dei colori complementari.

The Millionaire

Nel 2008, anno della sua uscita nelle sale, fu il vero fenomeno cinematografico dell’anno. Diretto dal regista Danny Boyle, racconta la partecipazione di un ragazzo di Mumbay alla versione indiana di “Chi vuol essere milionario?”.

Nella notte degli Oscar fece incetta di statuette (ben 8 su 10 nomination) tra cui, appunto, quella sulla fotografia.
Lo scenario (l’India) è uno dei più abusati dai grandi fotoreporter. In questo film, però, il segno distintivo è l’utilizzo “sporco” della camera da presa.

Molte inquadrature, infatti, sono state girate appositamente storte. Questo regala una straordinaria dinamicità ad alcune scene che, altrimenti, sarebbero risultate decisamente più statiche.

Se vuoi sviluppare un nuovo punto di vista nella tua fotografia, questo è un film da studiare attentamente.

Vita di Pi

Altro premio Oscar per la fotografia a questo film del 2012, anch’esso ambientato in India. Racconta la straordinaria vita di Piscine Molitor Patel, detto Pi, diciassettenne indiano.

Il film è denso di paesaggi mozzafiato e coloratissimi, mai banali. Anche le scene più concitate, estremamente dinamiche, sono girate con una cura fotografica di altissimo livello.

Alcuni frame sono delle meravigliose fotografie. Scatti che qualunque fotografo avrebbe voluto fotografare.

Ogni cosa è illuminata

Si tratta della trasposizione cinematografica dell’omonimo libro autobiografico in cui Jonathan Safran Foer racconta il suo viaggio, fisico e spirituale, sulle orme del nonno, costretto ad emigrare dall’Ucraina agli Stati Uniti durante il periodo nazista.

Stranamente bistrattato dalla critica, con nessun premio o nomination di rilievo, è un film che consiglio a tutti di vedere. Una storia profondamente spirituale ma estremamente dinamica e, a tratti, anche comica.

Ho trovato la fotografia di questo film eccezionale. Nelle scene di interni la composizione non è mai casuale. Spesso si fa uso delle cornici, mentre negli esterni i paesaggi sono minimali ma coloratissimi.

Altra caratteristica è l’uso ricorrente al ritratto ambientato, con inquadrature spesso dal basso.

Chi ama la fotografia “pulita”, qui può trovare grande ispirazione.

The Aviator

Candidato a 11 premi Oscar nel 2004, alla fine si aggiudicò solo premi “minori”, tra cui quello per la fotografia.

Anche questo film è diretto da Martin Scorsese (sempre attentissimo alla fotografia delle sue pellicole), in coppia con il fidato e pluripremiato Robert Richardson nel ruolo di direttore della fotografia.

Oltre alle fantastiche inquadrature, merita estrema attenzione la cura del colore. Ad esempio, nei primi 50 minuti di film, tutta la pellicola appare nei soli toni del rosso e del blu ciano. Questo è servito a dare un look vintage che richiamava i primi film a colori.

In tutto il film, comunque, le variazioni di colore vengono usate ad arte per dare una collocazione storico temporale agli eventi.

A proposito di Richardson, infine, ti consiglio di inserire nella tua videoteca gran parte dei suoi film. Sotto l’aspetto fotografico, sono tutti

The Tree of Life

Emmanuel Lubezki, detto “Chivo”, al momento è probabilmente il top della fotografia cinematografica mondiale. Unico nella storia a vincere 3 Oscar consecutivamente (2014, 2015 e 2016, rispettivamente per Gravity, Birdman e Revenant).

Probabilmente l’avrebbe meritato anche per “The Tree of Life – L’albero della vita”, del 2011. Dovette però inchinarsi davanti a Hugo Cabret.

È un film che ti segnalo perché, a mio avviso, la sua fotografia è molto varia. Si passa da paesaggi minimali a interni a luce soffusa, da ambientazioni oniriche a punti di ripresa azzardati e innovativi. Ricorrente anche l’uso delle ombre per creare scene di grande impatto visivo.

Al suo interno, insomma, puoi trovarci un vero e proprio manuale di fotografia.

Silence

Ancora Martin Scorsese, stavolta con l’ausilio del direttore della fotografia Rodrigo Prieto. Il film è recentissimo (2017) ma, in realtà, è passato un po’ in sordina tra il grande pubblico.

Solo una nomination per gli Oscar, ma la sua visione potrebbe donarti fantastiche ispirazioni.

Quel che più mi ha affascinato è stato l’uso della temperatura colore “alterata” per scandire determinati momenti della storia. In generale, però, le inquadrature lasciano spesso a bocca aperta, grazie ad un uso sapiente della composizione fotografica.

Ti consiglio di vederlo più e più volte. È così denso di ottime inquadrature, che difficilmente riuscirai ad apprezzarne tutto il loro valore al primo colpo.

The Hateful Eight

Quentin Tarantino torna a lavorare con il direttore della fotografia Robert Richardson, confezionando questo western dalle trovate fotografiche davvero originali.

Film del 2015, per la sua realizzazione è stata utilizzata una pellicola da 70 mm e lenti antropomorfiche Panavision con un rapporto 2.75:1 (quindi particolarmente panoramiche).

Il risultato è un film che si può davvero apprezzare solo al cinema, con paesaggi mozzafiato dai colori molto saturi. Ricorrente anche l’uso di silhouette, per una visione davvero suggestiva.

Molte scene del film sono in slow motion, l’ideale per apprezzare la bontà della composizione.

Conclusioni

Trovare ispirazione dalla fotografia cinematografica, oltre che utile, è anche molto divertente.

Ti ho segnalato una lista di film che mi hanno particolarmente colpito, ma naturalmente l’elenco potrebbe essere lunghissimo.

Se vuoi andare oltre questa lista, rimanendo sui film più attuali, puoi guardarti gli altri film di direttori della fotografia come i citati Emmanuel Lubezki, Robert Richardson e Vittorio Storaro.

Ma anche Janusz Kamiński (18 film con Steven Spielberg) e Roger Deakins (abituale collaboratore dei fratelli Coen) sono dei veri fuoriclasse.


Fonte: La fotografia nei film: 10 lezioni dal grande schermo